Leggere ATTI 7:54 – 8:4
Il Sinedrio.
Stefano aveva fatto passare
davanti agli occhi dei suoi accusatori tutta la storia del popolo di Dio
dimostrando, da una parte, la bontà e la misericordia di Dio e, dall’altra, la
durezza e l’opposizione del popolo.
Ora il Sinedrio doveva solo valutare i fatti e due potevano essere
le alternative:
·
o fermarsi a
riflettere in vista di un ravvedimento,
·
o insistere
nella loro cecità e accanirsi contro Stefano.
Essi avevano già ricevuto la testimonianza di Pietro (5:29/31) e
avevano certamente visto come anche alcuni Sacerdoti si erano convertiti (6:7) ma
la loro ferocia non si placa e digrignavano i denti (54) contro Stefano, triste
preludio della loro condizione eterna (Matteo 22:13). Ed è lo stesso di ogni uomo
che rifiuta di riconoscersi peccatore davanti alla bontà di Dio che lo invita
al ravvedimento (Romani 2:4).
Stefano
il martire.
Stefano fissa gli occhi al cielo
e che altro può vedere se non il Suo Signore “in piedi alla destra di Dio”
(56).
La calma di Stefano contrasta con
la rabbia dei suoi accusatori. Tutto il suo essere è coinvolto in questa scena.
·
I suoi
occhi, per vedere la gloria del Figliol dell’uomo,
·
Le sue
ginocchia, per pregare per i suoi assassini,
·
La sua bocca
per invocare il Suo Signore,
·
Il suo corpo
per ricevere le pietre scagliate dalla ferocia altrui.
Davanti a questa scena non possiamo
che fermarci commossi a riflettere su un tale “uomo di Dio” e pensare che aveva
cominciato il servizio per il suo Signore come “semplice” diacono.
Un
testimone oculare.
Ad assistere a tutto questo un giovane (58), che ha l’incarico di
custodire i mantelli di coloro che lapidavano Stefano, forse, perché questi non
si sporcassero di sangue o per rendere più agile il lancio delle pietre.
Testimone oculare, che ne approva l’uccisione.
Questa scena non basterà neppure a lui per fermarsi a riflettere,
anzi sarà un spinta a continuare su quella strada devastando la Chiesa,
perseguitando i cristiani “di casa in casa” senza risparmiare né uomini, né
donne (3).
L’evangelo
si spande.
È a causa di questa persecuzione che i discepoli lasciano
Gerusalemme e, così facendo, portano l’evangelo nei luoghi verso i quali
fuggono. Potremmo dire, paradossalmente, è a causa dell’odio dell’uomo che
l’evangelo è annunziato. Ma non è questo che noi dobbiamo attendere per parlare
e testimoniare della nostra fede.
D.C.