Leggere ATTI 7:17/29
Il popolo di Dio in Egitto cresce
e un Faraone che non ha conosciuto Giuseppe lo rende schiavo. Il popolo di Dio
non può crescere sul territorio del nemico senza destare apprensione e
preoccupazione. Inquietato da questa crescita il Faraone cercherà di
distruggerlo. Ma Dio veglia sul Suo popolo e suscita un liberatore: Mosè.
Mosè
il potente.
Mosè nasce nel pieno della
persecuzione da parte di Faraone. I genitori di comune accordo (Ebrei 11:23) lo
tennero nascosto per tre mesi poi lo affidarono alla misericordia di Dio.
Raccolto dalla figlia di Faraone venne allevato alla corte ed istruito nella
sapienza dell’Egitto.
La figlia di Faraone lo alleva per sé senza sapere che, così
facendo, compie i disegni di un Dio che non conosce, perché le vie di Dio spesso
si compiono anche per mezzo di persone incredule.
Mosè cresce e divenne “potente
in parole e opere” (22). È così dell’uomo naturale le cui parole precedono
le opere al contrario di coloro che sono istruiti da Dio che li conferma in “ogni opera buona e in ogni buona parola”
(2 Tessalonicesi 2:17) e che sono chiamati ad amare non a parole ma con i fatti e in
verità (1 Giovanni 3:18) seguendo il modello del Signore (cfr. Atti 1:1).
Mosè
il fuggiasco.
Passano quarant’anni e Mosè non ha dimenticato il suo popolo e lo
visita. Vedendo che uno di loro è maltrattato colpisce a morte un Egiziano
sperando così che il popolo capisca che è lui il liberatore, ma quante cose ha
ancora da imparare Mosè alla scuola di Dio.
Non solo il suo popolo non comprenderà, ma poco dopo gli chiederà
chi lo ha costituito “capo e giudice”
(27).
Mosè fugge e si rifugia nel paese di Madian dove farà il pastore
per altri quaranta anni.
Mosè
alla scuola di Dio.
È certamente interessante di
notare come Dio prepari i Suoi servitori.
Alla fine dei suoi primi quaranta
anni Mosè fa l’esperienza che tutto ciò che ha imparato alla corte di Faraone
gli è inutile per servire il Signore, che ha altri piani per lui.
Anche noi possiamo pensare che
una posizione elevata in questo mondo possa essere utile al Signore, ma non
sempre è così perché non dobbiamo mai dimenticare che: “Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio
ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; Dio ha scelto le
cose ignobili del mondo e le cose disprezzate anzi le cose che non sono, per
ridurre al niente le cose che sono, perché nessuno si vanti di fronte a Dio” (1 Co.1:27/29).
Mosè farà il pastore per quaranta anni, imparerà a conoscere i
bisogni del suo gregge e ad averne cura e questo gli servirà in futuro molto
più di tutta la sapienza d’Egitto.
Anche noi, come Mosè dobbiamo imparare questa grande lezione per
poter essere strumenti utili nella mano del Signore.