Leggere ATTI 7:44/53
Stefano era stato accusato di parlare “contro Mosè e contro Dio” (6:11), “contro il luogo santo e la legge” (6:13) e si appresta a ricordare
al Sinedrio che lo giudica le diverse dimore di Dio in mezzo al popolo.
Il Tabernacolo ed il Tempio.
Il Tabernacolo era stato costruito nel deserto secondo le
istruzioni che Dio aveva dato a Mosè e nessun particolare doveva essere
affidato al caso; ogni cosa doveva essere fatta secondo il modello che Dio
aveva mostrato a Mosè (Esodo 25:9) che avrebbe dovuto vegliare a questo scopo
(Esodo 25:40).
Il Tabernacolo era smontabile, perfettamente adatto ad un popolo
nomade. Tappa dopo tappa fu il centro dell’accampamento del popolo nel deserto,
finché Giosuè non lo introdusse nella terra promessa e la vi rimase fino ai
tempi del re Davide, che prese a cuore di costruire una dimora stabile per il
suo Dio.
Ma solo più tardi il Tempio fu costruito dal re Salomone e la
nuvola della gloria lo aveva riempito (2 Cronache 5:13/14).
Distrutto dal re di Babilonia fu ricostruito al ritorno dalla
cattività.
Il Signore entrandovi poteva parlare di questo tempio come “la casa del Padre mio” (Giovanni 2:16), ma,
che i Giudei avevano trasformato in “una
casa di mercato” (Giovanni 2:16), in un “covo
di ladroni” (Marco 11:17).
L’abitazione
di Dio.
Ma ora una domanda si imponeva:
dove dimora Dio?
Stefano dichiara che Dio non abita edifici fatti da mani d’uomo
citando il profeta Isaia. Salomone lo aveva compreso quando si chiedeva: “ma è proprio vero che Dio abiterà sulla
terra?” (1 Re 8:27).
Dio aveva sempre adattato la Sua abitazione ai diversi stati e
circostanze del popolo e rivelava ora la formazione di una “casa spirituale” la
Chiesa, composta da tutti i veri credenti, Giudei e Gentili, la quale “ha da servire come dimora a Dio per mezzo
dello Spirito” (Efesini 2:22).
Gente
di collo duro.
Il “fratelli e padri” ai
quali Stefano si era rivolto (2) sono ora diventati, al termine del suo
discorso: “gente dal collo duro,
incirconcisa di cuore” che oppone resistenza allo Spirito Santo (51), i cui
padri uccisero i profeti che annunciavano Colui che avevano tradito ed ucciso.
Stefano da accusato diviene accusatore dopo aver mostrato come Dio
aveva parlato in molti modi ed in molte maniere ai padri e che ora si era
rivelato nella venuta del Giusto e come ogni volta questo popolo si era
ribellato, non aveva dato ascolto e la pazienza di Dio volgeva a termine.
G È così per ogni uomo a cui Dio
parla, più volte, in molti modi (Giobbe 33:14/19)
ma se a questa voce di grazia e d’amore che invita viene opposta
resistenza non il giudizio.
D.C.