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venerdì 25 aprile 2014

Proibizione di predicare nel nome di Cristo

Leggere  - Atti 4:13/22

Bocche ridotte al silenzio
Il miracolo e le parole di Pietro sono prove evidenti dell’azione dello Spirito Santo in loro e questo è sufficiente a tappare la bocca ai loro accusatori (14). Quando la testimonianza resa è convincente il nemico non può che ricorrere alle minacce ed alla violenza. Il mondo cerca sempre di mettere a tacere con ogni mezzo i testimoni del Signore, ma il testimone fedele non si lascia scoraggiare.

Franchezza
Tutta la famiglia dei sacerdoti ha appena ascoltato le parole di Pietro e rende, senza volerlo, una doppia testimonianza a questi due discepoli del Signore riconoscendo in loro l’ignoranza delle cose terrene definendoli: “popolani senza istruzione”, ma allo stesso tempo: “che erano stati con Gesù” (13).
Giovanni non apre la sua bocca, ma aveva vissuto col Signore ed avrà, così, potuto riprodurre qualche carattere del Suo Maestro.

Obbedienza
La famiglia sacerdotale contava sulla sua autorità per imporre ai discepoli di tacere, ma essi obbedivano ad un’autorità superiore: quella di Dio. Pietro apre ancora uno spiraglio alla riflessione: “giudicate voi” più tardi dirà: “bisogna obbedire a Dio e non agli uomini” (5:29).

-     Anche oggi lo Spirito può agire per mezzo di deboli strumenti quali noi possiamo essere. Non occorre essere chi sa chi per parlare di Cristo, perché per evangelizzare “non occorre sapienza di parola affinché la parola di Cristo non sia resa vana” (1 Co 1:17).



D.C.