Leggere ATTI 7:30/43
Sono passati ottanta anni ed è
arrivato il momento in cui Mosè, ormai formato alla scuola di Dio, può ricevere
quella chiamata che lo porterà ad essere il liberatore del popolo di Dio.
Mosè
tremante.
Dio gli appare nel “pruno
ardente” descritto nei dettagli in Esodo 3, figura del popolo d’Israele (cfr.
Michea 7:4 – Ezechiele 2:6) oppresso dal potere dell’Egitto, ma che non può essere
consumato, perché è il popolo di Dio.
Mosè è stupito da questa visione
(31), si avvicina per osservarla meglio e Dio gli si rivela come il “Dio dei
suoi padri”, il Dio delle promesse, il Dio della fede perché la sua relazione
col Suo popolo non poteva essere alterata nel tempo dalla prova che stava
attraversando.
Mosè impaurito e tremante
distoglie lo sguardo da questa visione e Dio gli parla: “togliti i calzari dai piedi; perché il luogo ove tu stai è suolo sacro”
(33).
Con queste parole Mosè deve
comprendere la base delle sue relazioni con Dio, un Dio santo.
L’afflizione del popolo.
“Ho visto l’afflizione del
mio popolo … ho udito i loro gemiti … ora, vieni, ti manderò” (34).
Con queste poche parole Mosè
riceve un mandato ben preciso da parte di Dio, un Dio d’amore che non resta
insensibile all’afflizione del Suo popolo. Un Dio che ha occhi per vedere
l’oppressione sul Suo popolo e orecchie aperte per ascoltare il grido che si
leva verso di Lui.
”Gli occhi del SIGNORE
sono sui giusti e i suoi orecchi sono attenti al loro grido” (Sl. 34:15)
Mosè il liberatore.
Mosè, in precedenza, era stato
rinnegato (35) e non era stato accettato come capo e giudice, ma Dio ora lo
costituiva “capo e liberatore”.
Mosè per liberare compie opere
potenti, in Egitto come nel deserto, ma il popolo non volle ascoltarlo e si
lasciò andare all’idolatria (41).
Che triste quadro ci viene offerto!
Dio aveva preparato un servitore per liberare il Suo popolo, il
suo popolo lo rinnega e passa ad altri dei.
In questi versetti Mosè è una bella figura di Cristo che, non
essendo stato ricevuto da quelli di “casa sua” (Giovanni 1:11), è stato innalzato e
costituito da Dio Principe e Salvatore (5:31).
Il popolo rifiutando Mosè rifiuta, di fatto, l’Eterno e apre,
così, il cammino verso l’idolatria, che lo condurrà alla cattività di
Babilonia.
È così dell’uomo che rifiuta
d’ascoltare la voce di Dio che Gli si rivolge in grazia (Romani 1:18/23).