Seguici anche su Facebook!

Seguici anche su Facebook! Unisciti al Gruppo cliccando su:
https://www.facebook.com/groups/287768858057968/

sabato 26 aprile 2014

La storia d’Israele (3)

Leggere ATTI 7:30/43

Sono passati ottanta anni ed è arrivato il momento in cui Mosè, ormai formato alla scuola di Dio, può ricevere quella chiamata che lo porterà ad essere il liberatore del popolo di Dio.
Mosè tremante.
Dio gli appare nel “pruno ardente” descritto nei dettagli in Esodo 3, figura del popolo d’Israele (cfr. Michea 7:4 – Ezechiele 2:6) oppresso dal potere dell’Egitto, ma che non può essere consumato, perché è il popolo di Dio.
Mosè è stupito da questa visione (31), si avvicina per osservarla meglio e Dio gli si rivela come il “Dio dei suoi padri”, il Dio delle promesse, il Dio della fede perché la sua relazione col Suo popolo non poteva essere alterata nel tempo dalla prova che stava attraversando.
Mosè impaurito e tremante distoglie lo sguardo da questa visione e Dio gli parla: “togliti i calzari dai piedi; perché il luogo ove tu stai è suolo sacro” (33).
Con queste parole Mosè deve comprendere la base delle sue relazioni con Dio, un Dio santo.

L’afflizione del popolo.
Ho visto l’afflizione del mio popolo … ho udito i loro gemiti … ora, vieni, ti manderò” (34).
Con queste poche parole Mosè riceve un mandato ben preciso da parte di Dio, un Dio d’amore che non resta insensibile all’afflizione del Suo popolo. Un Dio che ha occhi per vedere l’oppressione sul Suo popolo e orecchie aperte per ascoltare il grido che si leva verso di Lui.
Gli occhi del SIGNORE sono sui giusti e i suoi orecchi sono attenti al loro grido” (Sl. 34:15)

Mosè il liberatore.
Mosè, in precedenza, era stato rinnegato (35) e non era stato accettato come capo e giudice, ma Dio ora lo costituiva “capo e liberatore”.
Mosè per liberare compie opere potenti, in Egitto come nel deserto, ma il popolo non volle ascoltarlo e si lasciò andare all’idolatria (41).
Che triste quadro ci viene offerto!
Dio aveva preparato un servitore per liberare il Suo popolo, il suo popolo lo rinnega e passa ad altri dei.
In questi versetti Mosè è una bella figura di Cristo che, non essendo stato ricevuto da quelli di “casa sua” (Giovanni 1:11), è stato innalzato e costituito da Dio Principe e Salvatore (5:31).
Il popolo rifiutando Mosè rifiuta, di fatto, l’Eterno e apre, così, il cammino verso l’idolatria, che lo condurrà alla cattività di Babilonia.
È così dell’uomo che rifiuta d’ascoltare la voce di Dio che Gli si rivolge in grazia (Romani 1:18/23).