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sabato 26 aprile 2014

La storia d’Israele (1)

Leggere ATTI 7:1/16

Accusato da falsi testimoni di proferire parole di bestemmia contro Dio, Stefano inizia il suo discorso davanti al Sinedrio parlando del “Dio della gloria”. Si rivolge a loro con rispetto, ma con fermezza ed il suo discorso è teso a dimostrare i vari interventi di Dio in mezzo al Suo popolo e di come questo vi si sia sempre opposto.
Ü  Abramo: la chiamata
Abramo abita in un paese lontano dalla terra promessa in una famiglia che serviva altri dei (Gs. 24:2) e la sua chiamata mette in evidenza la sovranità della scelta divina, una scelta insondabile che lo invita a lasciare tutto per entrare in un paese che non conosceva. Abramo ubbidisce e parte senza sapere esattamente dove andava (Ebrei 11:8), diventando così un “forestiero e pellegrino”. Anche se la fede di Abramo alla chiamata è rallentata dal soggiorno in Caran.
Anche noi come Abramo siamo stati chiamati a lasciare tutto per entrare nel paese che Dio ci mostra da lontano e siamo chiamati a vivere in questo mondo come forestieri e pellegrini.
Lasciamo al Signore il compito di guidarci anche se spesso le Sue vie ci sono ignote sapendo che la Sua grazia può sopperire alla nostra mancanza di fede.
Ü  Abramo: la promessa.
La promessa fatta ad Abramo era quella di dare una terra alla sua progenie. Di fatto Abramo non poté realizzare niente di tutto ciò che Dio gli aveva promesso, ma con gli occhi della fede egli vede quella terra migliore e celeste (Ebrei 11:16).
Solo dopo oltre quattrocento anni la promessa diventerà realtà, tanti sono gli anni che le vie di Dio hanno impiegato a realizzare le promesse fatte ad Abramo e per l’uomo di fede un lungo periodo di pazienza. Possa il Signore insegnarci a pazientare quando le promesse  non sembrano vedersi realizzare. Il momento verrà in cui realizzeremo che il Signore ci ha dato ciò che ci ha promesso e gioiremo del Suo amore e della Sua grazia.
Ü  Giuseppe
La storia di Giuseppe occupa 11 capitoli del libro della Genesi. Una storia lunga e dettagliata in cui traspare la grazia di Dio che accompagna la fedeltà del patriarca e riassunta qui in soli otto versetti.
L’invidia e l’odio dei fratelli vengono contrapposti alla vicinanza del suo Dio, la sua schiavitù alla sua liberazione (9). La sua sapienza e la sua grazia lo porteranno a governare l’Egitto.
Le vie che Dio segue per portare a compimento le Sue promesse sono spesso lontane dalle nostre. Quante volte Giuseppe avrebbe potuto dubitare, lasciarsi andare alla tristezza, disperarsi, ribellarsi, ma niente di tutto questo compare nella sua vita. E nella nostra?
Giuseppe sarà strumento per sfamare i suoi fratelli che a causa della carestia saranno costretti a scendere più volte in Egitto a comprare il grano. Facendosi loro conoscere potrà dire loro: “non siete dunque voi che mi avete mandato qui, ma è Dio” (Genesi 45:8).

Anche per Giuseppe Dio aveva condotto ogni cosa prendendosi cura di lui anche in mezzo alle prove ed avendo in vista il bene di altri. Il nostro Dio è forse cambiato? Non farà altrettanto con ognuno di noi?