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sabato 26 aprile 2014

Un problema risolto

Leggere ATTI 6:1/15                                                                                                                                                                                                                         
 Ü  Mormorare.
Il numero dei credenti cresceva, i beni erano messi in comune e distribuiti a ciascuno secondo il suo bisogno. C’era, senza dubbio, di che rallegrarsi per la grazia del Signore. Ma all’aumento numerico segue l’aumentare dei problemi. Se all’inizio del capitolo 5 il problema era il dare, qui il problema è: il ricevere.
Nell’assistenza quotidiana venivano trascurate alcune sorelle che erano rimaste vedove e se queste si siano lamentate e con chi il passo non ce lo precisa, resta il fatto che il problema esiste e se ne parla. Forse è iniziato in sordina (Salmo 106:25), ma presto diventa di dominio pubblico.
Il mormorare nasce sempre da qualche fondamento quando si tratti di un mormorio in mezzo a credenti, ma implica, allo stesso tempo, scontentezza e può portare alla disputa (Filippesi 2:14).
Ü  Gli apostoli.
Gli apostoli si fanno carico anche di questo problema. Ma ci sono cose che hanno per loro la priorità: la Parola di Dio (2), la preghiera ed il ministero della Parola (4). Sarebbe stata una cosa sconveniente trascurare queste cose per occuparsi loro delle mense. Avanzano dunque una proposta, quella di trovare in mezzo a loro uomini a cui poter affidare quest’incarico. Una soluzione semplice, ma che trova accoglimento da parte della Chiesa di Gerusalemme (5).
Ü  I diaconi.
Sono scelti sette uomini. Di loro si rende buona testimonianza, sono pieni di Spirito e di sapienza (5) ed è evidente che se la moltitudine può dire questo di loro è perché, precedentemente, lo hanno dimostrato. Regolando il diaconato, Paolo scriverà a Timoteo: “siano prima provati; poi svolgano il loro servizio se sono irreprensibili” (1 Ti. 3:10). Molto spesso questo viene disatteso e si affidano incarichi a fratelli che hanno una certa posizione nella chiesa locale, ma che non sono idonei per un certo servizio, o solo perché sono gli unici che si fanno avanti; ma la Parola ci dice che non sono e non devono essere questi i criteri della scelta.
Ü  Stefano.
In mezzo a questi sette diaconi ne spicca uno: Stefano. Di lui possiamo segnalare tre cose:
·         La sua attività (8/9). In mezzo al popolo mostra la sua grazia e il Signore può usarlo per operare segni e prodigi che contribuiscono alla Sua testimonianza;
·         La sua parola di saggezza (10/14). Inutilmente si discute con lui. La sua sapienza nelle cose di Dio è tale che non gli si può resistere. Il solo modo di fermarlo  è istigare falsi testimoni che dicano che bestemmia  contro Mosè e contro Dio (11), contro il luogo santo e la legge (13) trascinarlo davanti al Sinedrio e accusarlo falsamente.

·         La sua apparenza (15). Ma ciò che il Sinedrio vede non è un uomo provato dalle false accuse, dalla paura di un’eventuale condanna, ma, al contrario, un “volto simile a quello di un angelo”.