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mercoledì 9 aprile 2014

Amare anche senza vedere

Gesù Cristo… benché non lo abbiate visto, voi lo amate; credendo in lui, benché ora non lo vediate, voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa, ottenendo il fine della vostra fede: la salvezza delle anime.
1 Pietro 1:8-9


Gesù Cristo era caro al cuore dei credenti ai quali l’apostolo Pietro scriveva; sapevano che sarebbe ritornato, secondo la Sua promessa, ma non aspettavano di vederlo per amarlo. Egli era la loro gioia, e lo amavano anche se non avevano avuto il privilegio di Pietro, che lo aveva visto coi suoi occhi. Il Signore era per loro un oggetto di fede, com’Egli voleva che fosse: “Voi avete fede in Dio, abbiate fede anche in me!” (Giovanni 14:11). È credendo in Lui che quei credenti potevano rallegrarsi “di gioia ineffabile e gloriosa”. 
Pietro non li incita ad amare il Signore perché sapeva che lo amavano quanto lui. I suoi pensieri sembrano riportarsi alla scena descritta nel capitolo 21 di Giovanni, quando Gesù per tre volte gli aveva chiesto se lo amava, e lui  per tre volte aveva risposto, sotto lo sguardo divino che scrutava il suo cuore: “Tu sai che ti voglio bene”. Era come se dicesse: Avevo paura quando ti ho rinnegato, quando per tre volte ho finto di non conoscerti; io non vedo amore nel mio cuore, ma tu che sei Dio, potrai vedere che io ti amo.
Anche nella sofferenza, amare il Signore, rallegrarsi del suo ritorno, esultare di quella gioia inesprimibile, è la parte benedetta del credente che aspetta la gloria celeste. “La grazia sia con tutti quelli che amano il nostro Signore Gesù Cristo con amore inalterabile” (Efesini 6:24).
Se Cristo è quaggiù l’oggetto dei nostri cuori, che meraviglia sarà quando lo vedremo faccia a faccia! Allora, è detto, “saremo simili a lui perché lo vedremo com’Egli è” (1 Giovanni 3:2).