Leggere - GIUDICI 2:1 – 3:6
G Da
Ghilgal a Bochim (2:1/5).
Ghilgal è il primo luogo dove il
popolo si accampò dopo la traversata del Giordano. Da lì partiva per la
battaglia e lì tornava dopo la
vittoria. Fu lì che i maschi usciti dal deserto furono
circoncisi. Lì celebrarono la
prima Pasqua fuori dal deserto e l’indomani la manna cessò
per lasciare il posto ai prodotti del paese (Gs 5:9/12). Questo luogo era,
dunque, carico di significati per loro come lo è spiritualmente per noi. Ma il
popolo dimenticò presto questo luogo e l’Angelo dell’Eterno lo raggiunse a
Bochim, che significa “quelli che
piangono”.
A Bochim l’Angelo dell’Eterno
presenta i termini del patto rimproverando il popolo di non aver tenuto fede
alla sua parte (1/2). “Perché?”
chiederà ancora. Non occorre attendere la risposta, perché già la conosce e
subito la disciplina è esercitata e al popolo non resta che l’amarezza del
pianto.
Cari amici,
quanto spesso lasciamo il terreno delle benedizioni. Facciamo attenzione perché
vi saranno lacrime sotto la disciplina del Signore!
G Cambio
di generazione (2:6/10).
Mentre in Gs 24:30, Giosuè, viene
sepolto a Timnat-Sera, che significa “eredità abbondante”, qui il luogo prende
il nome di Timnat-Cheres, che significa “eredità d’argilla” (9). Questo a
significare il decadimento morale che il libro dei Giudici ci descrive.
Una generazione passa e la nuova
non conosce le opere potenti dell’Eterno e ci si abbandona al peccato ed
all’idolatria (11).
Cari giovani
non cullatevi troppo sui vostri anziani! Sperimentate personalmente le vostre
battaglie per il Signore e questo vi metterà al riparo da molti errori.
G I
Giudici.
I Giudici erano suscitati da Dio
allo scopo di liberare il popolo dal nemico (16), l’Eterno era con loro e
faceva del bene al popolo per la fedeltà del giudice (18).
Un altro loro compito, stabilito
da Dio, era di “pascere il gregge” (2
Sa 7:7/11). Il popolo rimaneva fedele per un tempo ma poi alla morte del
giudice ricadeva nel peccato (19) provocando la gelosia di Dio ed il Suo
giudizio e quei nemici, che avrebbero dovuto essere sterminati per sempre,
diventano strumenti per l’esercizio dei castighi divini (22/23).
Se siamo onesti con noi stessi,
dobbiamo ammettere che spesso è così anche nella nostra vita. Ma possiamo sempre contare sulla fedeltà del
Signore e fare in modo che certi errori non si ripetano del continuo nella
nostra vita individuale e collettiva.
G Camminare,
combattere e obbedire.
Dio ha uno scopo anche quando ci
mette nella prova. Dobbiamo imparare a comprendere ciò che Dio ci vuole
insegnare. Egli vuole un cammino secondo la Sua volontà, secondo l’esempio dei
nostri predecessori (22), che impariamo a conoscere il “combattimento” (3:2) e
che rimaniamo attaccati alla Sua Parola (3:4).
Vegliamo allo scopo di imparare
queste grandi lezioni.