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giovedì 1 maggio 2014

Declino e disciplina

Leggere - GIUDICI 2:1 – 3:6


G  Da Ghilgal a Bochim (2:1/5).
Ghilgal è il primo luogo dove il popolo si accampò dopo la traversata del Giordano. Da lì partiva per la battaglia e lì tornava dopo la vittoria. Fu lì che i maschi usciti dal deserto furono circoncisi. Lì celebrarono la prima Pasqua fuori dal deserto e l’indomani la manna cessò per lasciare il posto ai prodotti del paese (Gs 5:9/12). Questo luogo era, dunque, carico di significati per loro come lo è spiritualmente per noi. Ma il popolo dimenticò presto questo luogo e l’Angelo dell’Eterno lo raggiunse a Bochim, che significa “quelli che piangono”.
A Bochim l’Angelo dell’Eterno presenta i termini del patto rimproverando il popolo di non aver tenuto fede alla sua parte (1/2). “Perché?” chiederà ancora. Non occorre attendere la risposta, perché già la conosce e subito la disciplina è esercitata e al popolo non resta che l’amarezza del pianto.
Cari amici, quanto spesso lasciamo il terreno delle benedizioni. Facciamo attenzione perché vi saranno lacrime sotto la disciplina del Signore!

G  Cambio di generazione (2:6/10).
Mentre in Gs 24:30, Giosuè, viene sepolto a Timnat-Sera, che significa “eredità abbondante”, qui il luogo prende il nome di Timnat-Cheres, che significa “eredità d’argilla” (9). Questo a significare il decadimento morale che il libro dei Giudici ci descrive.
Una generazione passa e la nuova non conosce le opere potenti dell’Eterno e ci si abbandona al peccato ed all’idolatria (11).
Cari giovani non cullatevi troppo sui vostri anziani! Sperimentate personalmente le vostre battaglie per il Signore e questo vi metterà al riparo da molti errori.

G  I Giudici.
I Giudici erano suscitati da Dio allo scopo di liberare il popolo dal nemico (16), l’Eterno era con loro e faceva del bene al popolo per la fedeltà del giudice (18).
Un altro loro compito, stabilito da Dio, era di “pascere il gregge” (2 Sa 7:7/11). Il popolo rimaneva fedele per un tempo ma poi alla morte del giudice ricadeva nel peccato (19) provocando la gelosia di Dio ed il Suo giudizio e quei nemici, che avrebbero dovuto essere sterminati per sempre, diventano strumenti per l’esercizio dei castighi divini (22/23).
Se siamo onesti con noi stessi, dobbiamo ammettere che spesso è così anche nella nostra vita. Ma possiamo sempre contare sulla fedeltà del Signore e fare in modo che certi errori non si ripetano del continuo nella nostra vita individuale e collettiva.

G  Camminare, combattere e obbedire.
Dio ha uno scopo anche quando ci mette nella prova. Dobbiamo imparare a comprendere ciò che Dio ci vuole insegnare. Egli vuole un cammino secondo la Sua volontà, secondo l’esempio dei nostri predecessori (22), che impariamo a conoscere il “combattimento” (3:2) e che rimaniamo attaccati alla Sua Parola (3:4).

Vegliamo allo scopo di imparare queste grandi lezioni.