Ø L’immagine del Dio invisibile (15).
Il primo uomo era stato creato ad
“immagine” di Dio (Genesi 1:27), ma con il peccato ha perso questa prerogativa.
Per contrasto, Cristo è pienamente e perfettamente “l’immagine del Dio Invisibile”. In Lui
vediamo tutto ciò che Dio è nella Sua natura, nei Suoi caratteri e nei Suoi
attributi. Benché nell’incarnazione sia vissuto da uomo in mezzo agli uomini,
in apparenza simile a loro, era l’Uomo perfetto, separato dal peccato. Da
allora l’uomo ha potuto vedere in Lui il Dio invisibile, perché “è quello che l’ha fatto conoscere” (Giovanni1:18).
Ø Il
primogenito di ogni creatura (15).
Il “primogenito” nato a Maria a
Betlemme non era niente altro che “il primogenito di ogni creatura”, espressione che mette in evidenza la
supremazia di Cristo su tutto il creato (creature e cose) ed al di fuori del
tempo e della cronologia.
Ø Il
Creatore di tutte le cose (16/17).
Cristo è il creatore di tutte le cose, niente escluso:
·
nello spazio
fisico: cielo e terra,
·
nell’ambito
della percezione: cose visibili ed invisibili,
·
nelle
gerarchie angeliche: Troni, Signorie, Principati e Potestà,
autorità che Gli sarà
riconosciuta un giorno da tutte le creature (Fl. 2:10/11),
e tutto è stato creato:
·
“per mezzo di Lui”: perché Cristo possiede la potenza creatrice,
·
“in vista di Lui”: perché Cristo è lo
scopo finale,
·
“Lui avanti tutte le cose”: perché è il
preesistente Figlio di Dio,
·
“le cose sussistono in Lui”: perché è Lui
che sostiene tutta la creazione con la potenza della Sua parola (Ebrei 1:3).
Ø Uomo
risuscitato che ha vinto la morte (18/20)
Il Signore non possiede solo ogni
autorità sulla prima creazione, ma, morto e risuscitato, è l’inizio, il
fondamento di una nuova creazione sulla quale possiede il primato esattamente
come sulla prima.
·
“È il capo del corpo”, immagine che evoca
il legame indissolubile fra Cristo ed i Suoi riscattati,
·
“È il principio”, come Uomo che in virtù
della gloria divina è il principio della nuova creazione (Apocalisse3.14),
·
“È il primogenito dai morti”, perché per
primo è uscito vittorioso dalla tomba associando a Lui tutti i riscattati (1
Corinzi 15:23),
·
“In Lui abita la pienezza della deità”,
perché Dio si è rivelato pienamente in Lui, in potenza, sapienza ed amore.
·
“Il riconciliatore”, perché ha rimesso in
relazione con Dio la creazione dopo averle rese adatte a questo. Il fondamento
di questa riconciliazione è l’opera di
Cristo alla croce per mezzo della quale la pace è stata fatta.
Ø La
riconciliazione ed i suoi risultati (21/23).
Paolo con poche parole riassume
tre grandi verità:
G ciò che eravamo: estranei e nemici a causa dei
nostri pensieri e delle nostre opere malvagie,
G ciò che è stato fatto: Dio ci ha riconciliato per
mezzo della morte di Cristo,
G ciò che siamo diventati: santi, senza difetto e
irreprensibili.
Questo è ciò che ha prodotto la
sofferenza e la morte del Signore ed i credenti godono dei benefici di
quest’opera di riconciliazione già da ora, anche se i gloriosi e benedetti
risultati saranno visti pienamente solo nella gloria.
La condizione per gioirne oggi è
di perseverare nella nostra fede.
“Se perseverate”, i SE nella Parola di Dio sono in relazione alla
nostra responsabilità. Il credente è
salvato per l’eternità, ma se nel cammino non glorifica il Signore perderà la
gioia di tutto ciò che gli appartiene in Cristo.
Ø Lieto
di soffrire (24/25).
Paolo era lieto di soffrire per i credenti di Colosse. Aveva sofferto
predicando l’evangelo ma l’amore per il Signore gli faceva trovare della gioia
anche in mezzo alle sofferenze. Cristo “ha
amato la chiesa ed ha dato se stesso per lei” (Efesini 5:26), Paolo amava
Cristo e, lavorando per la Chiesa, sopportava con gioia le sofferenze che era
necessario attraversare oltre a quelle che il suo Signore aveva sofferto.
In un mondo pieno di formalismo
religioso associato alla mondanità, se il nostro cuore è attaccato a Cristo,
come lo era quello di Paolo, incontreremo sempre delle sofferenze.
Ø Cristo
in noi speranza di gloria
(26/27).
Questa espressione contiene due
grandi e meravigliose verità:
G Cristo in noi. La sua realizzazione attraverso
la fede permette al cuore di attaccarsi a Cristo per stabilire l’anima sul
fondamento incrollabile del Suo amore, amore che sorpassa ogni conoscenza (Efesini 3:17/19).
G Cristo è il garante della gloria. Al presente, i credenti non
possiedono la pienezza della gloria che è stata loro rivelata (Romani 8:18) ed
alla quale Dio li ha destinati (1 Tessalonicesi 2:12) per questo è ancora in
“speranza”. Ma la presenza di Cristo nel
credente dà certezza a questa speranza che ben presto diventerà una benedetta
realtà.
Ø La
predicazione di Paolo (28/29).
Dalla sua conversione Paolo aveva
predicato Cristo come il Figliolo di Dio (At. 9:20) ed il suo messaggio,
rivolto ad ogni uomo, era rimasto inalterato nel tempo. A questo scopo si
affaticava e combatteva (29) con la forza che il Signore gli dava. Il suo
servizio era sia in vista della salvezza dei peccatori, sia verso i bisogni
spirituali dei credenti. Il suo desiderio era quello di presentare “ogni uomo perfetto in Cristo” (28), allo
stato di uomo fatto (Efesini 4:13).
D.C.