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giovedì 22 maggio 2014

Le glorie di Cristo - Colossesi 1:15/20

Ø  L’immagine del Dio invisibile (15).

Il primo uomo era stato creato ad “immagine” di Dio (Genesi 1:27), ma con il peccato ha perso questa prerogativa.
Per contrasto, Cristo è pienamente e perfettamente “l’immagine del Dio Invisibile”. In Lui vediamo tutto ciò che Dio è nella Sua natura, nei Suoi caratteri e nei Suoi attributi. Benché nell’incarnazione sia vissuto da uomo in mezzo agli uomini, in apparenza simile a loro, era l’Uomo perfetto, separato dal peccato. Da allora l’uomo ha potuto vedere in Lui il Dio invisibile, perché “è quello che l’ha fatto conoscere” (Giovanni1:18).

Ø  Il primogenito di ogni creatura (15).
Il “primogenito” nato a Maria a Betlemme non era niente altro che “il primogenito di ogni creatura”,  espressione che mette in evidenza la supremazia di Cristo su tutto il creato (creature e cose) ed al di fuori del tempo e della cronologia.

Ø  Il Creatore di tutte le cose (16/17).
Cristo è il creatore di tutte le cose, niente escluso:
·         nello spazio fisico: cielo e terra,
·         nell’ambito della percezione: cose visibili ed invisibili,
·         nelle gerarchie angeliche: Troni, Signorie, Principati e Potestà,
autorità che Gli sarà riconosciuta un giorno da tutte le creature (Fl. 2:10/11),
e  tutto è stato creato:
·         per mezzo di Lui”: perché  Cristo possiede la potenza creatrice,
·         in vista di Lui”: perché Cristo è lo scopo finale,
·         Lui avanti tutte le cose”: perché è il preesistente Figlio di Dio,
·         le cose sussistono in Lui”: perché è Lui che sostiene tutta la creazione con la potenza della Sua parola (Ebrei 1:3).

Ø  Uomo risuscitato che ha vinto la morte (18/20)
Il Signore non possiede solo ogni autorità sulla prima creazione, ma, morto e risuscitato, è l’inizio, il fondamento di una nuova creazione sulla quale possiede il primato esattamente come sulla prima.
·         È il capo del corpo”, immagine che evoca il legame indissolubile fra Cristo ed i Suoi riscattati,
·         È il principio”, come Uomo che in virtù della gloria divina è il principio della nuova creazione (Apocalisse3.14),
·         È il primogenito dai morti”, perché per primo è uscito vittorioso dalla tomba associando a Lui tutti i riscattati (1 Corinzi 15:23),
·         In Lui abita la pienezza della deità”, perché Dio si è rivelato pienamente in Lui, in potenza, sapienza ed amore.
·         Il riconciliatore”, perché ha rimesso in relazione con Dio la creazione dopo averle rese adatte a questo. Il fondamento di questa riconciliazione è l’opera di Cristo alla croce per mezzo della quale la pace è stata fatta.

 Ø  La riconciliazione ed i suoi risultati (21/23).
Paolo con poche parole riassume tre grandi verità:
G  ciò che eravamo: estranei e nemici a causa dei nostri pensieri e delle nostre opere malvagie,
G  ciò che è stato fatto: Dio ci ha riconciliato per mezzo della morte di Cristo,
G  ciò che siamo diventati: santi, senza difetto e irreprensibili.
Questo è ciò che ha prodotto la sofferenza e la morte del Signore ed i credenti godono dei benefici di quest’opera di riconciliazione già da ora, anche se i gloriosi e benedetti risultati saranno visti pienamente solo nella gloria.
La condizione per gioirne oggi è di perseverare nella nostra fede.
Se perseverate”, i SE nella Parola di Dio sono in relazione alla nostra responsabilità. Il  credente è salvato per l’eternità, ma se nel cammino non glorifica il Signore perderà la gioia di tutto ciò che gli appartiene in Cristo.

Ø  Lieto di soffrire (24/25).
Paolo era lieto di soffrire per i credenti di Colosse. Aveva sofferto predicando l’evangelo ma l’amore per il Signore gli faceva trovare della gioia anche in mezzo alle sofferenze. Cristo “ha amato la chiesa ed ha dato se stesso per lei” (Efesini 5:26), Paolo amava Cristo e, lavorando per la Chiesa, sopportava con gioia le sofferenze che era necessario attraversare oltre a quelle che il suo Signore aveva sofferto.
In un mondo pieno di formalismo religioso associato alla mondanità, se il nostro cuore è attaccato a Cristo, come lo era quello di Paolo, incontreremo sempre delle sofferenze.

Ø  Cristo in noi speranza di gloria (26/27).
Questa espressione contiene due grandi e meravigliose verità:
G  Cristo in noi. La sua realizzazione attraverso la fede permette al cuore di attaccarsi a Cristo per stabilire l’anima sul fondamento incrollabile del Suo amore, amore che sorpassa ogni conoscenza (Efesini 3:17/19).
G  Cristo è il garante della gloria. Al presente, i credenti non possiedono la pienezza della gloria che è stata loro rivelata (Romani 8:18) ed alla quale Dio li ha destinati (1 Tessalonicesi 2:12) per questo è ancora in “speranza”.  Ma la presenza di Cristo nel credente dà certezza a questa speranza che ben presto diventerà una benedetta realtà.

Ø  La predicazione di Paolo (28/29).
Dalla sua conversione Paolo aveva predicato Cristo come il Figliolo di Dio (At. 9:20) ed il suo messaggio, rivolto ad ogni uomo, era rimasto inalterato nel tempo. A questo scopo si affaticava e combatteva (29) con la forza che il Signore gli dava. Il suo servizio era sia in vista della salvezza dei peccatori, sia verso i bisogni spirituali dei credenti. Il suo desiderio era quello di presentare “ogni uomo perfetto in Cristo” (28), allo stato di uomo fatto (Efesini 4:13).


D.C.