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sabato 10 maggio 2014

L'inutilità dei castighi

Leggere – Isaia 1:1/17


Ø  L’Eterno parla (1/2a)
Isaia ci fa sapere chi è con poche parole, i tempi nel quale parla ed a chi è rivolta la sua profezia (1) e ci fa conoscere Colui che parla: Dio stesso.
I cieli e la terra sono chiamati ad udire questa voce (2) ed a  prestare orecchio a ciò che avrà da dire, ad essere testimoni delle accuse rivolte al popolo d’Israele. Per ben cinque volte, in questo capitolo, Dio si farà sentire (2, 10, 18, 21, 24) invitando ad avere un orecchio attento.

Ø  Lo stato morale del popolo (2b/9)
Dio era stato per il popolo come una madre che aveva nutrito ed allevato dei figli, ma in cambio aveva ricevuto solo ribellione (2) cosa che neppure gli animali osano fare, poiché conoscono il padrone che li nutre (3). La ribellione aveva portato all’abbandono (4) ed i castighi di cui era stato oggetto erano risultati inutili. È Dio stesso che prende la decisione di non punire più il popolo, poiché altri castighi avrebbero portato ad aggiungere altre rivolte (5). È il disprezzo della disciplina di Dio che porta a rompere questo legame tra il padre ed i figli (Proverbi 3:11/12).
Il popolo non ha più né timore né saggezza perché ha dimenticato “il Santo d’Israele” (4 – Proverbi 9:10) e la descrizione che segue (6/8) è quella di un uomo ammalato e languente (5/6) bisognoso di cure come quelle del “buon Samaritano” (Luca 10:34), di un paese desolato e devastato (7) dove solo un piccolo residuo (9) fa evitare una distruzione completa come quella di Sodoma e Gomorra.

G  Dobbiamo fare attenzione a queste parole rivolte ad un popolo ribelle. Consideriamo sempre attentamente la disciplina del Padre che non deve essere disprezzata, poiché se inizialmente reca tristezza produce, in seguito, pace e giustizia poiché è per il nostro bene e dispensata nel Suo amore (cfr. Eb 12:5/11).

Ø  Lo stato religioso del popolo (10/17)
Il popolo non evitava di presentarsi davanti a Dio (12), ma lo faceva in un modo che non poteva essere gradito. Le offerte presentate erano accompagnate dall’iniquità (13) e questo portava al rifiuto di tali sacrifici da parte di Dio. Ieri, come oggi, non può esserci nessun rapporto fra “giustizia ed iniquità”, tra “luce e tenebre” (2 Co 6:14), poiché non possiamo servire due padroni (Lu 16:13).
L’esortazione che segue è un’offerta della grazia di Dio, un invito a purificarsi (16), smettendo di fare il male per imparare a fare il bene, a ricercare la giustizia (17), affinché le nostre preghiere siano ascoltate e lo sguardo di Dio sia sopra di noi (15).



D.C.