Leggere – Isaia
1:1/17
Ø L’Eterno
parla (1/2a)
Isaia ci fa sapere chi è con
poche parole, i tempi nel quale parla ed a chi è rivolta la sua profezia (1) e
ci fa conoscere Colui che parla: Dio stesso.
I cieli e la terra sono chiamati
ad udire questa voce (2) ed a prestare
orecchio a ciò che avrà da dire, ad essere testimoni delle accuse rivolte al
popolo d’Israele. Per ben cinque volte, in questo capitolo, Dio si farà sentire
(2, 10, 18, 21, 24) invitando ad avere un orecchio attento.
Ø Lo
stato morale del popolo (2b/9)
Dio era stato per il popolo come
una madre che aveva nutrito ed allevato dei figli, ma in cambio aveva ricevuto
solo ribellione (2) cosa che neppure gli animali osano fare, poiché conoscono
il padrone che li nutre (3). La ribellione aveva portato all’abbandono (4) ed i
castighi di cui era stato oggetto erano risultati inutili. È Dio stesso che
prende la decisione di non punire più il popolo, poiché altri castighi
avrebbero portato ad aggiungere altre rivolte (5). È il disprezzo della
disciplina di Dio che porta a rompere questo legame tra il padre ed i figli (Proverbi 3:11/12).
Il popolo non ha più né timore né
saggezza perché ha dimenticato “il Santo
d’Israele” (4 – Proverbi 9:10) e la descrizione che segue (6/8) è quella di un
uomo ammalato e languente (5/6) bisognoso di cure come quelle del “buon
Samaritano” (Luca 10:34), di un paese desolato e devastato (7) dove solo un
piccolo residuo (9) fa evitare una distruzione completa come quella di Sodoma e
Gomorra.
G Dobbiamo
fare attenzione a queste parole rivolte ad un popolo ribelle. Consideriamo
sempre attentamente la disciplina del Padre che non deve essere disprezzata,
poiché se inizialmente reca tristezza produce, in seguito, pace e giustizia
poiché è per il nostro bene e dispensata nel Suo amore (cfr. Eb 12:5/11).
Ø Lo
stato religioso del popolo
(10/17)
Il popolo non evitava di
presentarsi davanti a Dio (12), ma lo faceva in un modo che non poteva essere
gradito. Le offerte presentate erano accompagnate dall’iniquità (13) e questo
portava al rifiuto di tali sacrifici da parte di Dio. Ieri, come oggi, non può
esserci nessun rapporto fra “giustizia ed iniquità”, tra “luce e tenebre” (2 Co
6:14), poiché non possiamo servire due padroni (Lu 16:13).
L’esortazione che segue è
un’offerta della grazia di Dio, un invito a purificarsi (16), smettendo di fare
il male per imparare a fare il bene, a ricercare la giustizia (17), affinché le
nostre preghiere siano ascoltate e lo sguardo di Dio sia sopra di noi (15).
D.C.