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martedì 6 maggio 2014

Il servizio di Giovanni Battista

Leggere  – Matteo 11:7/15


Il Signore ha inviato l’ambasciata a Giovanni in prigione ammantando la Sua riprensione sotto il mantello della grazia e non appena i discepoli del Battista se ne vanno si rivolge alla folla per rendere testimonianza alla persona di Giovanni ed al suo servizio.
Se da una parte Giovanni ha avuto un momento di perplessità riguardo al Cristo, il Signore, dal canto Suo, riconosce il servizio svolto dal Suo precursore.

G  Cosa andaste a vedere?
La voce di Giovanni si era fatta sentire nel deserto (3:1/3), la folla lo aveva visto, nei suoi panni tipici del profeta (3:4), lo aveva udito preparare la strada a “Colui che lo aveva preceduto” (Gv. 1:30), non era un debole, né un uomo dal parlare vacillante, non era “una canna agitata dal vento” (7) ne un uomo che portava vesti che si indossano nei palazzi del re (8) e tutto questo la folla lo sa bene (21:26).
Per ben due volte la domanda viene ripetuta, quasi con insistenza e poi ancora: “perché andaste?”
Il popolo aveva riconosciuto in Giovanni un profeta attaccandosi a lui, ma, forse, non aveva saputo cogliere la grandezza del messaggio che aveva in vista solo Colui che sarebbe venuto dopo di lui (10).

G  Il maggiore dei profeti.
Il Signore dichiara che Giovanni è il maggiore fra i profeti che hanno anticipato glorie e sofferenze del Cristo. È il più grande, perché ha avuto il privilegio di vederLo e la sua gioia viene manifestata nelle parole “l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, si rallegra vivamente … questa gioia che è la mia, è ora completa” (Gv. 3:29).
Il popolo è avvisato: Giovanni è l’Elia di cui Malachia aveva parlato, è il solo profeta di cui era stata annunciata la venuta (Isaia 40:3 - Malachia 3:1)

G  Un regno preso a forza.
La “violenza” non tiene conto dei diritti altrui, chi la usa cerca solo il suo proprio interesse da raggiungere nel minor tempo possibile costi quel che costi. Il Signore insegnava alla folla che il regno non era per coloro che erano codardi (cfr. Apocalisse 20:12) e deboli (12), occorreva  “sforzarsi” per entrare per la porta stretta (Luca 13:24).
Occorreva rinunciare a se stessi ed alle speranze giudaiche, prendere una decisione di seguire il Messia incuranti dell’opposizione che ne sarebbe derivata dal seguire un re rigettato dai capi del popolo.


D.C.