“Fuori di me non c’è altro Dio,
Dio giusto, e non c’è salvatore fuori di me. Volgetevi a me e siate salvati!”
Isaia 45:21/22
“Dio … comanda agli uomini che
tutti, in ogni luogo, si ravvedano”
Atti 17:30
- Signora, ho saputo della morte
della sua cara mamma.
- Era quasi centenaria ed era
ricoverata in ospedale da tre anni. È stata una liberazione.
Mi chiesi: una liberazione per
chi? Per la famiglia o per la malata? Senza dubbio per la famiglia. Ma la morte
è una liberazione per tutti? È una domanda su cui occorre riflettere.
Per il credente la morte è
certamente una liberazione. Essa lo sottrae ad un mondo di peccato e di
sofferenza per introdurlo alla presenza di Gesù Cristo. Per il credente è “un
guadagno” (Filippesi 1:21). “Partire ed essere con Cristo è molto meglio”
(1:23).
Ma dell’incredulo che ne è? Dalle
parole del Signore in Luca 16:19/31 traiamo quattro conclusioni:
- Dopo la morte si apre o un luogo di felicità o, per
l’incredulo e l’indifferente, un luogo
di tormenti.
- Non si passa da un luogo all’altro. “Un albero, dove cade, là rimane“ (Ecclesiaste 11:3).
- Lontana da Dio, nei
tormenti, l’anima dell’incredulo ha coscienza di essere
privata eternamente dell’amore di Dio.
- La Parola di Dio è una
testimonianza sufficiente perché l’uomo, durante la sua vita sulla terra,
possa accettare la grazia divina.
“Ti ho posto davanti la vita e la
morte, la benedizione e la maledizione; scegli
dunque la vita, affinché tu viva” (Deuteronomio 30:19).