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lunedì 19 maggio 2014

La morte è una liberazione?

“Fuori di me non c’è altro Dio, Dio giusto, e non c’è salvatore fuori di me. Volgetevi a me e siate salvati!”
Isaia 45:21/22

“Dio … comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano”
Atti 17:30


- Signora, ho saputo della morte della sua cara mamma.
- Era quasi centenaria ed era ricoverata in ospedale da tre anni. È stata una liberazione.

Mi chiesi: una liberazione per chi? Per la famiglia o per la malata? Senza dubbio per la famiglia. Ma la morte è una liberazione per tutti? È una domanda su cui occorre riflettere.

Per il credente la morte è certamente una liberazione. Essa lo sottrae ad un mondo di peccato e di sofferenza per introdurlo alla presenza di Gesù Cristo. Per il credente è “un guadagno” (Filippesi 1:21). “Partire ed essere con Cristo è molto meglio” (1:23).
Ma dell’incredulo che ne è? Dalle parole del Signore in Luca 16:19/31 traiamo quattro conclusioni:
  1. Dopo la morte si apre o un luogo di felicità o, per l’incredulo e l’indifferente, un luogo di tormenti.
  2. Non si passa da un luogo all’altro. “Un albero, dove cade, là rimane“ (Ecclesiaste 11:3).
  3. Lontana da Dio, nei tormenti, l’anima dell’incredulo ha coscienza di essere  privata eternamente dell’amore di Dio.
  4. La Parola di Dio è una testimonianza sufficiente perché l’uomo, durante la sua vita sulla terra, possa accettare la grazia divina.


“Ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva” (Deuteronomio 30:19).