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sabato 17 maggio 2014

Giuseppe il marito di Maria


“Dio... parla per via di sogni, di visioni notturne…” (Giobbe 33:14-15)

Giuseppe il marito di Maria” è l’appellativo col quale questo personaggio è introdotto nell’Evangelo di Matteo, all’interno della genealogia del Signore secondo la linea regale di Davide.
Di lui ci è subito detto che era un uomo giusto (Matteo 1:19).
Probabilmente, la sua giustizia davanti a Dio non si limitava alla stretta osservanza, per quanto gli era possibile, di quanto stabilito dalla legge; infatti, se un uomo avesse scoperto la propria fidanzata-moglie incinta avrebbe potuto rendere pubblica la cosa e farla lapidare (Deuteronomio 22). In Giuseppe troviamo una sensibilità non comune: non volendo esporre la sua fidanzata ad infamia “si propose di lasciarla segretamente” (Matteo 1:19). Sicuramente amava Maria e conosceva la sua pietà, per cui quello che stava accadendo doveva apparirgli molto strano. Ma in tali circostanze, mentre Giuseppe aveva questo turbamento “e queste cose nell’animo”, Dio si rivela a lui: un angelo gli appare in sogno e gli spiega cosa stava accadendo, cosa sarebbe avvenuto, e che tutto era il compimento della volontà di Dio.
E’ bello considerare che in entrambe le apparizioni angeliche che annunciavano la nascita del Signore a Giuseppe e a Maria, è espressamente detto che quanto stava avvenendo era opera dello Spirito Santo e che il bambino si sarebbe chiamato Gesù. Questo era per Giuseppe il sigillo e la dimostrazione che effettivamente tutto quanto avveniva era voluto da Dio, e che le cose che probabilmente gli avrà raccontato la sua fidanzata corrispondevano a verità. Ci colpisce il fatto che quest’uomo timorato di Dio esegua con prontezza e piena fiducia l’ordine divino: “Giuseppe, destatosi dal sonno, fece come l’angelo del Signore gli aveva comandato e prese con sé sua moglie” (Matteo 1:24).
Di lì a qualche tempo, dopo la nascita del bambino e la visita dei magi, ecco sorgere un grave pericolo: Erode voleva far uccidere Gesù. Ma ecco che, subito dopo la partenza dei magi, un angelo apparve in sogno a Giuseppe dicendogli di fuggire in Egitto e di restare là fino a quando non vi fosse stata una nuova comunicazione da parte di Dio. Ci è detto che Giuseppe “prese di notte il bambino e sua madre e si ritirò in Egitto” (Matteo 2:14). Anche in questo caso si può notare come quest’uomo abbia agito con ubbidienza e dipendenza dalla parola di Dio; lo vediamo dall’immediatezza con cui si alzò di notte e dalla risolutezza nell’eseguire quanto Dio gli aveva ordinato.
In questo caso possiamo notare che l’esecuzione di quanto gli era stato rivelato ha portato a compimento la profezia del profeta Osea: “Fuori d’Egitto chiamai il mio figliuolo” (Osea 11:1).
Dopo la morte di Erode, l’angelo del Signore apparve nuovamente in sogno a Giuseppe dicendogli di tornare nel paese di Israele perché erano morti tutti quelli che cercavano di uccidere il bambino. Anche in questo caso, in ubbidienza alla rivelazione divina, prese il bambino e rientrò nel paese di Israele. Ma ecco sorgere una potenziale difficoltà: in Giudea regnava Archelao al posto di Erode, e ci è detto che Giuseppe ebbe paura ad andare là. Dio, che conosce ogni cosa e vede le nostre paure, risponde ai bisogni del cuore di quest’uomo fedele, che venne nuovamente avvertito in sogno e si ritirò nella regione della Galilea, nella città di Nazaret. Anche questo portò a compimento la parola di Dio, secondo quanto era detto dai profeti, cioè che il Signore Gesù “sarebbe stato chiamato Nazareno”.
Gli episodi della vita di Giuseppe e il suo comportamento sono un notevole insegnamento per tutti noi. Innanzitutto possiamo dire che aveva una fede assoluta e incondizionata nei confronti di Dio. In particolare, una fede che è capace di credere all’impossibile, ai miracoli, a cose che possono essere compiute soltanto da Lui, come il concepimento per opera dello Spirito Santo. Una fede che è capace di fondarsi sulla potenza di Dio che è in grado di liberare anche dalle minacce dei potenti. Abbiamo noi la stessa fede?
Il fatto di avere fede comporta allo stesso tempo di essere ubbidienti, e tutti gli episodi considerati nella vita di Giuseppe denotano una ferma ubbidienza a tutto quanto Dio gli ordinava. Non vi è mai stato il minimo dubbio o tentennamento nel mettere in pratica ciò che Dio gli chiedeva.
Vi è un’altra caratteristica che possiamo notare nella vita di quest’uomo e che si accompagna sempre alla fede e all’ubbidienza: la dipendenza da Dio.
Giuseppe sapeva che Dio sarebbe intervenuto al momento opportuno nella sua vita. E per questo si abbandonava completamente a Lui; gli aveva detto: “Fuggi in Egitto e restaci finché io non te lo dico” (Matteo 2:13) e, considerando la storia, questo periodo durò almeno un anno, perché di Giuseppe ci è detto che “là rimase fino alla morte di Erode” (Matteo 2:15).
Che possiamo con l’aiuto di Dio imitare questo esempio che ci offre delle lezioni incoraggianti per la nostra vita di fede.
Possono accadere delle vicende nella nostra vita che appaiono incomprensibili, che possono turbarci profondamente nell’animo, come per Giuseppe la notizia che Maria era incinta; ma Dio che conosce i cuori interviene e si rivela a lui.
Ci sono delle altre circostanze in cui possiamo avere paura di cose che potrebbero accaderci; anche in questo caso Dio interviene e trova Egli stesso la soluzione che riporta la pace nel nostro cuore.

Oltre a tutto questo, dalla vita di questo personaggio fedele emerge il fatto che è stato uno strumento utile nelle mani di Dio per poter mettere in atto la sua Parola profetica; lui era a capo della famiglia dove è nato e cresciuto il Signore Gesù. Che compito importante! Possa essere così anche di noi, utili e fedeli strumenti nelle mani di Dio per svolgere il compito che ci ha affidato.

C. Casarotta