Leggere – Isaia 6:1/13
Ø La
visione del Trono e dell’altare (1/7)
Isaia dopo aver descritto lo
stato del popolo è introdotto ora, in visione (1), alla presenza di Dio che
siede sul trono e ne contempla la santità assoluta e la pienezza della gloria
(3).
Davanti ad una tale visione il
profeta non può che dire: “sono perduto”.
Anche il migliore dei servitori,
davanti alla santità di Dio, non può che constatare l’impurità delle sue labbra
(5) poiché sono queste che trasmettono ciò che viene dal cuore e che contamina
l’uomo (Matteo 15:18).
È la constatazione della sua
impurità che lo porta a vedere l’altare dove trova una risposta alla sua
preoccupazione.
Su questo altare vi sono dei
carboni ardenti che hanno consumato la vittima, tipo di Cristo che ha sofferto
la croce, Lui, giusto per gli ingiusti, per condurci a Dio (1 Pietro 3:18). È,
perciò, il valore dell’opera di Cristo, rappresentato da questo carbone ardente
tolto dall’altare ed accostato alle labbra da uno dei Serafini, che purifica il profeta, condizione
essenziale per il servizio.
Ø Prontezza
e dipendenza
Ormai purificato può rispondere
con prontezza alla domanda: “chi manderò?
Chi andrà per noi?”.
·
“Eccomi”, la prontezza del profeta deve
far riflettere ciascuno di noi. Siamo anche noi disponibili per il Signore e
pronti a rispondere subito quando ci rivolge una chiamata per un qualunque
servizio?
·
“Manda me”, parole che implicano la completa
disponibilità per il servizio senza frapporre nessun ostacolo fra la chiamata e
l’accettazione del servizio. È una disponibilità senza riserve. Parole che
indicano che si deve attendere di essere “mandati” e non partire senza prima
aver ricevuto un ordine preciso. “Manda
me”, e non “vado io” che avrebbe messo in evidenza non la disponibilità, ma
il proprio orgoglio. Il Signore, al
contrario, poteva dire: “Ecco io vengo!
Sta scritto di me nel rotolo del libro” (Sl 40:7) parole queste, che
esprimono la perfetta ed insondabile comunione fra Figlio ed il Padre.
Ø Un
messaggio inascoltato
Isaia andrà dal popolo, ma Dio lo
avverte in precedenza degli scarsi risultati che potrà ottenere a causa dello
stato d’esso, ma questo non esime Dio dal mandarlo, né lui dall’andare.
Cari fratelli, forse potrà
sembrare che la nostra testimonianza, il nostro predicare portino poco frutto
per il Signore, ma i pochi risultati non devono scoraggiare il servitore,
perché ciò che fa, lo fa per il Signore e non per essere glorificato nei suoi
risultati.
G Caro
amico, ti sei reso, come Isaia, disponibile per un servizio per il Signore? Il
lavoro da svolgere è ancora molto, il campo è molto grande e Lui ha bisogno anche
di te!
D.C.